Anatomia & company

Scheletro avicolo

Scheletro di un pollo

Anatomia del pollo

Anatomia degli uccelli

Apparato genitale della gallina

Struttura dell'uovo

Di che colore fanno le uova le galline? Per chi è abituato a comprare le uova al supermercato, la risposta ovvia sarebbe "rosa". Ma le nostre nonne avrebbero dato una risposta differente: per loro le uova delle galline di casa erano rigorosamente bianche. E in un paesino della Francia vi risponderebbero che se non ha il guscio color cioccolato non si può dirlo un uovo... In verità il colore del guscio dell'uovo è fortemente legato al patrimonio genetico della gallina che lo depone, quindi alla sua razza, e per nulla centra - come alcuni pensano - l'alimentazione della gallina stessa, che al contrario non influisce sul colore L'uovo è composto da molti strati: all'esterno è ricoperto da una cuticola proteica, formata da una sostanza simile al collagene, con funzioni protettive (è per evitare di rimuovere questo sottilissimo strato che si consiglia di non lavare o pulire con stracci bagnati le uova prima di incubarle); quindi si trovano lo strato spongioso e lo strato mammillare, che insieme formano il guscio vero e proprio, costituiti da cristalli di calcite; infine all'interno vi sono le membrane testacee, che tra le altre cose delimitano la famosa camera d'aria, e il cui scollamento (ad esempio per traumi da trasporto) può causare la morte dell'embrione. Bene, il colore del guscio dell'uovo deriva dalle sostanze secrete nel tessuto spugnoso proprio a livello dell'utero; in pratica, quella che viene a depositarsi sul guscio dell'uovo già formato è protoporfirina IX che porta a una colorazione da rosea a marrone a seconda dell'intensità della deposizione stessa. Avvenendo la deposizione della protoporfirina IX solo dopo la formazione del guscio, l'interno di quest'ultimo rimane bianco. Anche la presenza di una macchiettatura più o meno regolare si deve alla protoporfirina. La Marans, razza divenuta famosa per il colore marrone scuro delle sue uova, è caratterizzata proprio da una secrezione abbondante di protoporfirina IX, tanto che lo spessore di questa sostanza può essere tale da rendere difficoltosa la speratura. Differente invece il discorso per le uova a guscio azzurro: il colore in questo caso è dato da biliverdina e biliverdina chelata allo zinco. In questo caso la colorazione del guscio è legata alla formazione dello stesso, visto che l'interno di quest'ultimo si presenta azzurro come il suo esterno. La secrezione di tali sostanze è dovuta al gene olive, O, dominante. Incrociando animali che depongono uova azzurre con animali che depongono uva marroni si ottengono galline che producono uova verdi

Anatomia del canarino

Sviluppo embrionale di un pulcino

Come nasce un pulcino

Video lezione

Video lezione sui vertebrati : gli uccelli

Il colore dell’uovo

Di che colore fanno le uova le galline? Per chi è abituato a comprare le uova al supermercato, la risposta ovvia sarebbe "rosa". Ma le nostre nonne avrebbero dato una risposta differente: per loro le uova delle galline di casa erano rigorosamente bianche. E in un paesino della Francia vi risponderebbero che se non ha il guscio color cioccolato non si può dirlo un uovo... In verità il colore del guscio dell'uovo è fortemente legato al patrimonio genetico della gallina che lo depone, quindi alla sua razza, e per nulla centra - come alcuni pensano - l'alimentazione della gallina stessa, che al contrario non influisce sul colore L'uovo è composto da molti strati: all'esterno è ricoperto da una cuticola proteica, formata da una sostanza simile al collagene, con funzioni protettive (è per evitare di rimuovere questo sottilissimo strato che si consiglia di non lavare o pulire con stracci bagnati le uova prima di incubarle); quindi si trovano lo strato spongioso e lo strato mammillare, che insieme formano il guscio vero e proprio, costituiti da cristalli di calcite; infine all'interno vi sono le membrane testacee, che tra le altre cose delimitano la famosa camera d'aria, e il cui scollamento (ad esempio per traumi da trasporto) può causare la morte dell'embrione. Bene, il colore del guscio dell'uovo deriva dalle sostanze secrete nel tessuto spugnoso proprio a livello dell'utero; in pratica, quella che viene a depositarsi sul guscio dell'uovo già formato è protoporfirina IX che porta a una colorazione da rosea a marrone a seconda dell'intensità della deposizione stessa. Avvenendo la deposizione della protoporfirina IX solo dopo la formazione del guscio, l'interno di quest'ultimo rimane bianco. Anche la presenza di una macchiettatura più o meno regolare si deve alla protoporfirina. La Marans, razza divenuta famosa per il colore marrone scuro delle sue uova, è caratterizzata proprio da una secrezione abbondante di protoporfirina IX, tanto che lo spessore di questa sostanza può essere tale da rendere difficoltosa la speratura. Differente invece il discorso per le uova a guscio azzurro: il colore in questo caso è dato da biliverdina e biliverdina chelata allo zinco. In questo caso la colorazione del guscio è legata alla formazione dello stesso, visto che l'interno di quest'ultimo si presenta azzurro come il suo esterno. La secrezione di tali sostanze è dovuta al gene olive, O, dominante. Incrociando animali che depongono uova azzurre con animali che depongono uva marroni si ottengono galline che producono uova verdi

Il sistema respiratorio degli uccelli

Il sistema respiratorio degli uccelli è estremamente complesso. Vi sono tre differenti set di organi che intercorrono nella respirazione: i sacchi d’aria anteriori (divisi in interclavicolari, cervicali e toracici anteriori), i polmoni ed i sacchi d’aria posteriori (toracici posteriori ed addominali. L’apparato respiratorio è diverso dai mammiferi (diaframma poco sviluppato) in quanto i polmoni non sono elastici e spugnosi quindi non si espandono e i conulicoli permettono il trasporto dell’aria; i sacchi aerei sono presenti nelle ossa alleggerendo così lo scheletro. L’aria circola in un’unica direzione e non alternata, gli scambi gassosi sono in controcorrente. Gli uccelli compiono fino a 200 atti respiratori al minuto. L’uomo 15. Il ciclo respiratorio è costituito da 4 movimenti (2 cicli sovrapposti); l’inspirazione è un movimento passivo, mentre l’espirazione è un movimento attivo. 1° inspirazione: il sacco toracico posteriore si espande e aspira l’aria che entra dalla laringe e dal bronco primario. 2° espirazione: il sacco toracico posteriore si comprime e spinge l’aria nel polmone. Si hanno due cicli di espirazione e due di inspirazione. Nel primo ciclo l’aria viene immessa nei parabronchi dai sacchi aerei posteriori, nel secondo ciclo l’aria dai parabronchi viene sospinta ai sacchi aerei posteriori e da qui poi scaricata all’esterno. I sacchi aerei diminuiscono inoltre il peso specifico, facilitando il galleggiamento nell’aria. 3° inspirazione: il sacco toracico anteriore si espande e aspira l’aria dal polmone. 4° espirazione: il sacco toracico anteriore si comprime e spinge l’aria che esce dalla laringe/trachea. I sacchi d’aria posteriori ed anteriori, tipicamente nove, si espandono durante l’inalazione e sono strutture che possiamo trovare soltanto nei volatili. Non hanno un ruolo diretto nello scambio di gas con l’esterno, ma immagazzinano l’aria e si comportano come dei mantici, permettendo ai polmoni di mantenere un volume costante, grazie all’aria fresca che costantemente arriva dai sacchi. L’aria, durante l’inspirazione, entra all’interno del corpo dell’animale attraverso le narici, passando poi nella trachea. Il 75% supera i polmoni, senza entrarvi, e viene incanalata direttamente nei sacchi d’aria, che si estendono dai polmoni e si connettono con le cavità ossee, che vengono quindi riempite di gas. Il restante 25% di aria inalata, viene invece indirizzato direttamente nei polmoni. Durante l’espirazione, invece, l’aria utilizzata fuoriesce dai polmoni, mentre quella inutilizzata passa dai sacchi d’aria ai polmoni. LO STERNO MOBILE A differenza dei mammiferi, gli uccelli non possiedono il diaframma e l’aria viene spinta dai sacchi aerei nei polmoni (che come detto non sono mobili) attraverso il movimento dello sterno ed in seguito alla contrazione dei muscoli pettorali. Per questo motivo quando si prende in mano un volatile occorre fare molta attenzione a non comprimerne lo sterno: se ne si impedisce il libero movimento, infatti, si può correre il rischio di soffocare il malcapitato pennuto. Mancando il diaframma, inoltre, non c’è negli uccelli una netta separazione tra cavità toracica e addominale come avviene nei mammiferi; una qualsiasi causa di ingrossamento degli organi addominali (fegato, milza, reni, stomaco) può causare quindi difficoltà respiratorie per la compressione dei sacchi aerei addominali. In questi casi si può ritenere che il volatile soffra per una patologia respiratoria, ma in realtà non è così. Le comunicazioni esistenti tra sacchi aerei, cavità addominale e ossa possono inoltre far sì che infezioni assunte per via respiratoria raggiungano altri organi, complicando tanto la diagnosi della malattia quanto la relativa terapia. Privi di corde vocali, presentano la siringe, organo vocale situato alla base della trachea. Complesso sviluppo di dotti aerei interconnessi. Dalla biforcazione della trachea, i bronchi penetrano nel polmone costituendo il mesobronco, da cui per successive rammificazioni, originano bronchi secondari e terziari o parabronchi. I parabronchi terminano nei sacchi aerei. I sacchi aerei, compressi dai muscoli che li circondano, agiscono come mantici/pompe e funzionano come “deposito d’aria”. Gli uccelli hanno un sistema di sacchi aerei interconnessi ai polmoni, che oltre ad alleggerire l’animale, rendono possibile un maggior afflusso di ossigeno ai possenti muscoli delle ali. Per far percorrere all’aria l’intero sistema, un uccello deve effettuare due cicli respiratori di inspirazione – espirazione. Questo sistema, che comporta un flusso unidirezionale dell’aria all’interno dei polmoni, è così efficiente nel sottrarre all’aria l’ossigeno che certi uccelli possono volare a quote altissime. Se si ingrossano gli organi addominali (fegato, milza, reni, stomaco) può succedere che il volatile vada incontro a difficolta respiratorie per la compressione dei sacchi aerei addominali con conseguente riduzione dello spazio respiratorio.

Anatomia della penna

STRUTTURA. Le penne e le piume, caratteristica esclusiva degli uccelli, sono l’evoluzione delle squame presenti nei rettili. Le piume che costituiscono il principale rivestimento dell’animale forniscono un’isolamento termico e impermeabile dalle condizioni atmosferiche trattenendo l’aria a contatto con l’epidermide e creando uno strato isolante riscaldato dal calore del corpo. Le penne che invece ricoprono le piume provvedono al sostegno e al controllo del volo con compiti differenti tra remiganti, che hanno la funzione di fendere l’aria, timoniere lunghe e robuste presenti sulla coda e copritrici che hanno funzioni protettrici sia del corpo che dell’ala. La penna è composta da una parte centrale, rachide, al quale sono agganciate due opposte file di barba che formano il vessillo. Sulle barbe si innestano le barbule che agganciandosi tra loro provvedono a formare un intreccio sottile e flessibile garantendo la resistenza della penna . La parte terminale innestata al corpo dell’animale si definisce calamo, un cilindro cavo e trasparente che si infila nella cute. Alla base del calamo si innestano le filopiume, piccole piume che, con le loro terminazioni nervose, assistono l’uccello a rilevare e trasmettere la corretta posizione delle penne e a controllare l’isolamento termico del corpo.

Le penne delle ali e della coda

Le Remiganti sono penne robuste, lunghe e resistenti impiantate sulla mano e sull'avambraccio, Sono diversissime nelle diverse specie di uccelli e si dividono in Primarie, Secondarie e Terziarie; le prime sono le più esterne inserite sulla mano e sulle dita (indice, medio); sono le più resistenti e in numero di nove a dieci. Solamente lo Struzzo ne ha sedici. Nella coda poi troviamo due specie di penne: le Copritrici e le Timoniere. Le Copritrici della coda, come quelle delle ali, servono a coprire e rinforzare la base della coda. Si dividono anch'esse in superiori e inferiori: possono anche chiamarsi rispettivamente sopraccoda e sottocoda. Alle volte le copritrici della coda si sviluppano moltissimo come si osserva nel Pavone (Pavo cristatus). Timoniere sono chiamate le penne lunghe della coda per lo più rigide, robuste, col vessillo esterno più stretto dell'interno ad eccezione delle due penne mediane nelle quali spesso i due vessilli sono eguali. Le remiganti secondarie sono flessibili, deboli ed inserite sull'avambraccio. Le terziarie o secondarie interne s’attaccano all'omero e non esistono in tutti gli uccelli: talora si confondono con le Scapolari.In generale tutte le remiganti servono per la classificazione degli uccelli. Le Copritrici sono le penne destinate a ricoprire la faccia superiore ed inferiore dell’ala e si dividono in grandi, medie e piccole copritrici. Le grandi copritrici ricoprono la base delle remiganti; le medie sono quelle che coprono parte delle grandi copritrici; le piccole formano diverse serie di penne destinate a coprire le copritrici medie e la porzione più anteriore dell'ala. Le penne della faccia inferiore dell'ala si chiamano Copritrici inferiori. Penne scapolari sono quelle che nascono sull'omero e sono destinate a ricoprire l'ala quando è chiusa.

Jurassic’s bird

Dai rettili agli uccelli e ai mammiferi Gli uccelli e i mammiferi presero origine da due diversi gruppi di rettili. I primi uccelli comparvero circa 130 milioni di anni fa, alla fine del Giurassico, da un gruppo di piccoli dinosauri carnivori. Nelle rocce calcaree di 150 milioni di anni fa in una regione della Germania sono stati trovati i resti fossili di un animale considerato l’anello di congiunzione tra i dinosauri e gli uccelli: l’Archaeopteryx. Confronta l’organizzazione del corpo dell’Archaeopteryx (15) e del piccione (16). Caratteri delle due specie: 1 = andatura bipede 2 = piume 3 = artiglio opposto agli altri 4 = arto anteriore capace di flettersi all’indietro 5 = sterno carenato per l’inserzione dei muscoli del volo 6 = denti 7 = lunga coda L’Archaeopteryx era dotato di penne e piume, di arto anteriore capace di flettersi all’indietro, di zampe posteriori con il primo artiglio opposto agli altri, caratteri che lo rendono simile agli uccelli, ma possedeva anche una lunga coda e una bocca con denti, caratteri ancora tipici dei dinosauri. Gli scienziati di oggi ritengono che questo strano animale sia da posizionare su un ramo laterale della linea evolutiva che portò agli uccelli ( 17 ). Le piume che ne ricoprivano il corpo sono derivate dalla trasformazione delle squame dei rettili e servivano per isolare termicamente l’animale, che probabilmente era già omeotermo, cioè a temperatura corporea costante.

Anatomia del colombo

Apparato digestivo

In questo video un’accurata descrizione dell’intero tratto gastro intestinale con relativa digestione

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